
Google rinvia di due anni lo stop ai cookie di terze parti

Con l’iniziativa della “Privacy Sandbox“, Google aveva annunciato la rimozione dei cookie per una serie di motivi: diffusione di una maggiore attenzione ai temi della privacy, le nuove norme che rendono più difficile il tracciamento e anche la direzione già presa da alcuni concorrenti, fra cui Apple che ha già introdotto da tempo strumenti antitracciamento nel proprio browser Safari.
La protesta del mondo pubblicitario ha però riguardato il fatto che Google, con Chrome, ha la maggior parte del mercato ed eliminare questo strumento senza un’alternativa valida sarebbe stato dannoso per l’intero settore. Senza contare che comunque Google, raccogliendo la maggior parte degli utenti di Internet non sarebbe stato toccato dalla modifica, non avendo assolutamente bisogno dei cookie di terze parti per conoscere i navigatori e proporre loro pubblicità mirata.
L’azienda ha spiegato in un comunicato che la decisione le darà più tempo per rassicurare gli editori, l’industria pubblicitaria e le autorità di regolamentazione in merito alle nuove tecnologie che sta sviluppando e testando, per consentire ugualmente una pubblicità mirata. «Anche se ci sono stati notevoli progressi in questo progetto, è diventato palese che serve più tempo in tutto l’ecosistema per fare le cose per bene», ha aggiunto l’azienda.
La società ha proposto come alternativa la possibilità di targetizzare gli utenti non singolarmente ma in quanto appartenenti ai grandi gruppi di interesse attraverso le cosiddette Federated Learning of Cohorts (FLoC), ma il test europeo non è cominciato per dubbi sull’aderenza di questa soluzione con la normativa sulla privacy.
Questa settimana, l’Unione europea ha ufficializzato una verifica sui piani dell’azienda di rimuovere i cookie come parte della maxi indagine sul presunto abuso di potere da parte dell’azienda nel mercato delle tecnologie pubblicitarie. Nel frattempo, Google si è impegnata con l’autorità antitrust del Regno Unito a fornire un preavviso di almeno 60 giorni prima di rimuovere i cookie per permettere una revisione della decisione, una proposta avanzata per chiudere un’indagine analoga a quella dell’Ue.
In questo caso, l’indagine è scaturita dalle lamentele secondo cui la rimozione dei cookie da parte di Chrome darà un vantaggio agli annunci sui prodotti di Google, come YouTube o il motore di ricerca omonimo, dove Google sarà ancora in grado di eseguire il targeting a livello individuale, come detto prima.
Google svolge un ruolo centrale nell’ecosistema della pubblicità online. Possiede alcuni degli strumenti più utilizzati per mediare la vendita di annunci sul web, molti dei quali vengono visualizzati tramite Chrome, il browser web più utilizzato, con quasi il 65% del mercato a livello globale, secondo Statcounter.
Fonte: Italia Oggi del 25 giugno 2021